giovedì 21 luglio 2011

# 10


Ricordiamolo questo G8, cazzo. Sono passati esattamente 10 anni e nessuno sta facendo nulla ed è grave se si pensa che il morto "è scappato", ragazzi sono finiti picchiati da uomini che non si possono definire forze dell'ordine, che non si sa perché stanno in polizia, i devasti delle black block hanno creato scompiglio assurdo.

Me la ricordo ancora, l'immagine di loro che lentamente a passo di marcia camminano in cerchio come ricordo ancora i poliziotti con i loro manganelli, ed il fumo dei lacrimogeni, i fumogeni, le urla.

Mi ricordo le telefonate veloci alla sera di papà. "Sto bene. Va tutto bene, ma questa è guerra!"
Già, era guerra seguita costantemente alla tv da una bambina di 9 anni e dalla sua nonna.

Partì con una borsa in spalla, velocemente. Il caschetto, lo scudo, la pistola d'ordinanza, il manganello, il distintivo. "Ti serviranno?" "Non credo... servono solo a fare paura... almeno, questo è quello che credo io!"

"Guarda la tv mi raccomando, così vedrai che sto bene."

Ed era partito, e la tv rimase accesa da giovedì 19 fino a domenica 22 luglio, giorni di guerriglia dove veramente credo d'aver provato paura per la prima volta nella mia vita.
Già dal primo giorno c'era fumo, urla, black block, reporter che correvano velocemente da una parte all'altra e papà dov'era? Avete presente quella sensazione di stretta allo stomaco? Era costante, ve lo posso giurare.
La telefonata sporadica. "Mi hanno ferito, un black block mi ha tirato due cubetti di porfido sul ginocchio, ma non posso fare niente, devo tornare fuori domani!"
Come facevi, porca puttana?

"Hanno ragione a manifestare ma la violenza non serve a niente... ricordatelo. Non serve."
"I colleghi stanno esagerando, è una cosa raccapricciante."
"Sembra di vivere costantemente sotto assedio e la cosa peggiore è che se cerchi di non fare violenza sulle persone loro ti rispondono con pietre, sassi e insulti. Mi hanno sputato addosso.. io non gli ho fatto niente, siamo solo due fazioni contrapposte. Qual è la differenza? Io ho un casco blu, loro i passamontagna! Non ho chiesto io di essere qui... me l'hanno ordinato!"

Sono alcune frasi di quelle pronunciate in momenti tranquilli della sera, prima di buttarsi a letto e passare l'ennesima notte insonne.

"Hanno dato il sì per sparare. Ma mi dispiace, dalla mia pistola d'ordinanza non uscirà nulla. Io non sparo su ragazzi, non sparo sulle ragazze, non sparo su nessuno."

Venerdì 20 luglio 2001 in piazza Alimonda muore Carlo Giuliani.
"Ero lì.... e questo non doveva succedere. Questo non doveva succedere!" diceva con la voce rotta come se volesse soffocare i pianti e sembrava quasi avesse preso una consapevolezza maggiore di ciò che stava per accadere!

"Domani se non mi sentite non vi preoccupate... torno lunedì mattina, vi spiegherò!"

Accendo la tv domenica sera. Immagini assurde. L'assalto alla scuola Diaz. Oh no,e se? No non era possibile. Non poteva essere lì.
Nella mia mente di bimba di 9 anni davanti a tutta quella violenza non potevo crederci. Ragazzi uscivano su barelle, coperti di sangue, li avevano picchiati non c'era molto da dire. Ma perché?

Con un nodo in gola non ho passato una bella notte e lunedì mattina aspettai fino a che non suonò il campanello.
"C'eri anche tu vero?"
Tirò fuori un cellulare scassato, sviscerato che riconobbi come il suo.
"Direi di no... e anche se mi avessero voluto.... non mi avrebbero trovato!" lo disse con un sorriso soddisfatto. Si era ribellato nel migliore dei modi.

Nei giorni successivi ha pensato al ginocchio, al silenzio dei capi di Stato, a tutti quegli errori. E ci ha pensato fino alla fine come dovremmo pensare noi. Cos'è questo silenzio? Ricordatevelo questo G8, ricordate tutto quello che è successo! Non è giusto che nessuno ne parli, non è giusto.

NON DIMENTICATE.

1 commento:

  1. Non dimenticare, è questa la parola d'ordine.
    Non dimenticare i fatti, non dimenticare le sensazioni, i motivi che hanno portato a determinati eventi. Ma soprattutto, non dimenticare la lezione imparata.
    A volte però, ti rendi conto che alcuni fatti, alcune sensazioni, non hanno insegnato alcuna lezione al Mondo... ma a te si.
    E' questo che conta davvero, quello che ci resta dentro. Quello che NOI, e nessun'altro, ci siamo portati dietro dalle esperienze.

    Quella bambina di 9 anni ha imparato molto in quei giorni, e anche se TUTTI oggi fingono che non sia mai accaduto nulla, lei SA che non è così.
    E questo, credo, non si può dimenticare nemmeno volendolo.

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